"Quando c’è il lavoro dei polli lavoriamo anche 15 – 17 ore in una giornata. Lamentarsi è vietato, altrimenti si corre il rischio di essere rispediti a casa senza troppi complimenti" - dichiara la Flai Cgil. Scorrendo le buste paga, la Flai afferma di accorgersi subito che manca almeno la metà delle ore lavorate, un’altra ferita alla legalità. Anche i controlli sono scarsi, insomma c’è tanto lavoro da fare, da parte delle istituzioni, delle forze dell’ordine, in una parola della politica. Sono pakistani, hanno seguito la rotta balcanica, attraversando l’Iran e la Turchia, l’Albania, il Montenegro, la Serbia, la Bosnia, la Croazia, la Slovenia. Ma le cose sembrano proprio andare diversamente da quanto spesso denunciano i sindacati.
Assumendo i Pakistani della Caritas di Pordenone o di Udine, molte cooperative agricole lamentano il fatto che questi non vengono a lavorare confidando nel licenziamento, o meglio, aspettano le 14 settimane per la scadenza del contratto e chiedono la naspi. Vengono a lavorare un giorno si e due no così non serve il certificato medico, quando viene chiamata la Caritas questi dicono di assumerne trenta per trovarne cinque di buoni, quando si parla con il responsabile della Caritas che indica i nominativi dichiara di pensarci lui al licenziamento. Insomma queste persone scappano da un Paese che non è in guerra e chiedono asilo politico per venire qui in attesa di prendersi immediatamente la naspi. C'è poi da dire che sovente mentre sono assunti da qualche parte, non vanno a lavorare per lavorare in nero da altri parti. Vengono presi dalla Caritas e portati a lavorare in nero per 4 euro al giorno nei campi. Intanto le aziende che assumono queste "risorse" si trovano a spendere, per la mano d'opera, il doppio, incassando la metà a causa delle assenze continue. Così, mentre sindacalisti e operatori Caritas a fine mese si portano a casa legittimamente la loro busta paga, decine di piccoli imprenditori agricoli friulani rischiano il fallimento.