Dietro la decisione, per molti se non per tutti improvvisa e inattesa, di Domenico Mantoan di lasciare la direzione di Agenas ci sarebbe altro rispetto ai non trascurabili calcoli su una pensione penalizzata da un’ulteriore permanenza al vertice dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali. E chissà che per capire cos’altro ci sia dietro non si debba guardare avanti, magari proprio a un ritorno del Doge della sanità nel suo Veneto non certo per andare ai giardinetti (come avrebbe detto lui ironicamente), piuttosto per assumere un ruolo di vertice nel privato. Dopo la pensione l'ex direttore generale della Agenas potrebbe assumere un incarico direttivo presso la prestigiosa struttura privata del Pederzoli nel comprensorio del Garda scaligero. Esordi da ufficiale medico all’ospedale militare di Verona, poi incarichi sempre più di rilievo nelle aziende sanitarie della sua regione al cui vertice sanitario approderà nel 2010 e per dieci anni in quel ruolo, svolto con competenze e decisionismo unanimemente riconosciutigli, diventerà il Doge in camice bianco. Con Giancarlo Galan sarà in piena sintonia per quasi due lustri, poi tra lui e Luca Zaia il clima è cambiato. Nel 2019 quando in Piemonte si insedia la prima giunta di Alberto Cirio, per la direzione regionale della sanità circola proprio il nome di Mantoan, per un po’ sembra fatta, lui ha le valigie pronte, il viatico di Zaia, ma non se ne fa nulla. Pochi mesi dopo arriva il Covid e il ministro della Salute Roberto Speranza lo chiama quale commissario di Agenas, l’agenzia che fino a due anni prima era stata presieduta da un veneto come lui, Luca Coletto poi entrato nel Governo Conte1 come sottosegretario alla Salute. Dal 2019 Mantoan assume, sia pure per un breve periodo, anche l’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, altro “palazzo” strategico per la sanità. Lascerà quella poltrona dopo circa un anno, ma non senza aver assunto decisioni importanti, per passare dal ruolo di commissario a quello di direttore in Agenas. Quattro anni fa il capocentro per il Triveneto del servizio segreto interno, l’Aisi, avrebbe svelato a Domenico Mantoan, all’epoca dei fatti direttore generale della sanità veneta di essere sotto intercettazione da parte della procura di Padova per un'inchiesta che poi ha visto l'assoluzione del manager della sanità.