Ciò che da decenni viene tenuto nascosto è che il modello di contaminazione appare identico per tutti gli scenari bellici dove è stato utilizzato munizionamento con Uranio Impoverito. Il modello si compone almeno di tre elementi: 1) FONTE: nell'area circoscritta di un campo di battaglia centinaia di chili di particelle di UI con dimensioni di alcuni micron di diametro venivano prodotti all'improvviso dal fuoco aperto dai velivoli che attaccavano al suolo mezzi ruotati, blindati, corazzati, postazioni di artiglieria, depositi bunker, infrastrutture logistiche, guarnigioni, fabbriche, edifici strategici e dai carri armati statunitensi e inglesi contro le colonne di carri armati nemiche. Le colonne di aria calda che si sollevavano dagli incendi dei carri armati e degli altri veicoli trasportavano conseguentemente molto in alto le particelle di UI e di metalli tossici, questi ultimi generati dalla combustione a elevatissime temperature, in forma di aereosol. 2) DISPERSIONE: particelle di Ui e metalli tossici in forma di aeresol furono disperse per un ampio raggio dall'azione del vento. Basandosi sulle misurazioni del KAPL, il raggio d'azione del fall-out di Uranio e metalli pesanti raggiunse e superò i 42 km in linea d'aria. 3) INALAZIONE, INGESTIONE ED ESPOSIZIONE CUTANEA: Il personale militare privo di prtezioni individuali, ha inalato e ingerito enormi quantità di particelle di Ui e di metalli tossici che hanno raggiunto organi bersaglio, accumulandosi. Contestualmente, imbrattamenti da particolati contenenti Ui e metalli tossici si sono depositati sui capi di abbigliamento e sulle calzature dei militari, permanendovi per lunghi tempi. E ancora, lo stesso imbrattamento si è depositato su tutti i veicoli ruotati, cingolati, sugli elicotteri e sugli aeroplani, depositandosi anche all'interno e soprattutto all'esterno degli stessi, sulle superfici su/tra gli organi meccanici, trasportato altrove, depositato e risollevato dagli eventi atmosferici e meteorici e dal movimento in velocità dei veicoli e velivoli stessi. Considerando anche il regime alimentare adottato nei mesi di missione all'estero, l'ingestione attraverso il lavaggio e le cotture di cibi di acque non controllate chimicamente, fisicamente e atteriologicamente e spesso anche di verdure e cibi provenienti o coltivate proprio in quei territori. L'approvigionamento e la distribuzione a tutti i centri logistici del Kosovo di acqua prelevata all'interno dell'ex fabbrica ZASTAVA (pesantemente borbardata da forze aeree delle Forze Alleate) ne è l'esempio più eclatante e facilmente dimostrabile. Questi argomenti verranno approfonditi da alcuni medici, fisici e scienziati durante il convegno del 27 settembre a Udine.