Non tutti, oggi, possono trascorrere una spensierata giornata al mare. Per questo abbiamo scelto il giorno di Ferragosto per cominciare una battaglia mediatica che terminerà la sua prima fase il 27 settembre con un importante convegno nazionale a Udine, a pochi kilometri dalla ex Jugoslavia: la strage "nascosta" dei militari morti per uranio impoverito. I vertici dello Stato italiano avrebbero potuto impedire questa strage che è costata la vita a tantissimi giovani militari o, almeno, avrebbero potuto riconoscerne le proprie responsabilità, invece, incredibilmente, hanno preferito far finta di nulla. Il 31 dicembre 2019 la Commissione Sanitaria Municipale di Wuhan (Cina) segnalò all’Organizzazione Mondiale della Sanità un cluster di casi di polmonite a eziologia ignota nella città di Wuhan, nella provincia cinese di Hubei. Il 9 gennaio 2020, il CDC cinese riferì che era stato identificato un nuovo coronavirus (SARS-CoV-2) come agente causale della malattia respiratoria poi denominata Covid-19. La Cina rese pubblica la sequenza genomica che permise la realizzazione di un test diagnostico. Il 30 gennaio l'OMS dichiarò l'epidemia di Coronavirus in Cina Emergenza internazionale di salute pubblica. L'OMS elevò la minaccia per l'epidemia di coronavirus al livello mondiale a livello "molto alto" il 28 febbraio 2020. L'11 marzo 2020 il direttore generale dell'OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus definì la diffusione del Covid-19 non più una epidemia confinata ad alcune zone geografiche, ma una pandemia diffusa in tutto il pianeta. Per anni milioni di italiani vennero chiusi in casa, fu reso obbligatorio l'uso di mascherine protettive, l'utilizzo del green pass e controlli periodici con tamponi. Alla luce dei fatti molte misure risultarono eccessive e molti cittadini definiti no vax superarono la pandemia in piena salute. Nel 1990 durante la Guerra del Golfo dai cannoni degli aeroplani d’attacco sono state esplose 300 tonnellate di UI, ogni proiettile ne conteneva 272 grammi.Nel 1998 nella sola Bosnia Erzegovina vi furono ben 6.780 i proiettili di uranio impoverito utilizzati. I bombardamenti si concetrarono nei territori di Han Pijesak, con 2.400 proiettili, cioè più di 7 quintali di DU, e di Hadži?i con 3.400 proiettili, equivalenti a circa una tonnellata di DU. I test dell’US Army hanno dimostrato che quando un penetratore all’Uranio Impoverito colpisce un obiettivo, dal 20 al 70% del penetratore brucia e si ossida in piccole particelle. Ciò significa che a seguito dell’impatto di un penetratore all’Uranio Impoverito da 120 mm contro un bersaglio corazzato si liberano tra 2 e 7 libbre (0.9 – 3 kg) di polvere di uranio radioattiva ed altamente tossica. Il manuale di addestramento delle truppe USA impegnate nei balcani consiglia ai soldati di tenersi a una distanza di almeno 100 metri da edifici colpiti da missili da crociera e di non avvicinarsi se privi di protezione. A oggi le vittime italiane accertate per i danni provocati dall’UI dagli anni ‘90 sono 382, e i soldati che hanno avuto complicanze tumorali serie sono oltre 8.500. Il Ministero della Difesa ha già subito oltre 150 condanne a pagare risarcimenti e indennità ma non senza porre mille difficoltà e resistenze. Alla fine su 8.500 casi sono emersi circa 7.000 dinieghi. Meglio ignorare e mettere a tacere chi si ribella. La questione dell’uranio impoverito non è legata solamente al passato ma è tuttora centrale.
Vedere i capi di Stato, i generali, i vertici dell’Esercito e moltissimi politici sedere nella IV Commissione e asserire che andava tutto bene e che non vi era presenza d’uranio impoverito nei teatri dove operavano le truppe italiane è stata una mancanza di rispetto per tutti i militari; soprattutto quelli morti. Le maggiori istituzioni hanno scientemente oscurato la realtà. E così continuano a fare. La quantità di uranio impoverito rilevata recentemente nei tessuti di due cittadini serbi morti a causa di gravi patologie tumorali, è risultata essere più di cinquecento volte superiore rispetto alla media. Si tratta della stessa abnorme quantità rilevata in moltissimi ex-militari italiani che hanno prestato servizio nelle missioni in Bosnia, Kosovo, Iraq e Afghanistan e nei poligoni Nato. Nei Paesi maggiormente bombardati con uranio impoverito si sono infatti registrati numerosi casi di malattie del sistema ematopoietico e gastrointestinale, tra i militari e tra i civili. Vanno sotto il nome di Sindrome dei Balcani. Tra le patologie che hanno maggiormente colpito gli esposti ci sono: danni renali, cancro ai polmoni, tumore alle ossa, carcinoma all'esofago, problemi alla pelle, disturbi neurocognitivi, anomalie cromosomiche, sindromi da immunodeficienza, malattie rare, malformazioni genetiche ai nascituri e linfomi di Hondgkin e leucemie.