E' successo in via Popone, via Latina, via Bassi, via Mantova, via Battistig e chissà in quanti antri condomini ancora. Profughi che entrano nelle cantine delle palazzine e ci dormono, utilizzando l'acqua dei rubinetti del sottoscala e urinando dove capita. In alcuni casi è bastato l'intervento dell'amministratore condominiale, in altri casi c'è stato bisogno delle forze dell'ordine. Oltre alla rabbia per le occupazioni delle cantine, ormai sdoganate dall'eurodeputata Ilaria Salis, cresce anche il timore di spiacevoli incontri notturni all'interno dello stesso condominio. La risposta dell'amministrazione De Toni è l'ennesimo atto di buonismo che ha portato certo zone di Udine a trasformarsi in una sorta di favela: investire 3 milioni di euro per permettere alle "solite" associazioni del terzo settore di realizzare nuove strutture di accoglienza. A non aiutare gli udinesi è l'azione della Caritas che si attiva nel prendere contatto con gli stranieri che arrivano a Udine dalla rotta balcanica e che di notte trovano rifugio, appunto, in edifici abbandonati o in condomini periferici. E' importante distinguere fra i senza tetto italiani che hanno perso la casa nel corso degli anni e i tanti profughi e clandestini che del dormire dove capita ne hanno fatto una scelta di vita. Il paradosso, dopo le risse e gli accoltellamenti quotidiani, è investire oltre 3 milioni di euro per ospitare profughi e clandestini vari ed essere senza denaro per potenziare l'organico e l'armamento (manganelli, taser, guanti e anfibi nuovi) delle forze dell'ordine.