La gestione della struttura, un tempo casa di riposo chiamata Villa Azzurra, è affidata alla coopeativa Aedis di Pasian di Prato, in provincia di Udine. Il responsabile delle sedi, Francesco Bazzaro dichiarò recentemente: "Siamo stati catapultati in una questione in cui non abbiamo alcuna responsabilità, noi siamo gli aggrediti e non gli aggressori". Cambia la città, da Udine a Trieste, ma non cambia la cooperativa che gestisce il business dell'accoglienza e neppure gli ospiti pericolosi noti. "Siamo stati catapultati in una questione in cui non abbiamo alcuna responsabilità, noi siamo gli aggrediti e non gli aggressori". L'indomani dell'ennesima maxi rissa scoppiata a fine 2023, in piazza Carlo Alberto - conclusasi con il trasporto a Cattinara di due minori stranieri rimasti feriti -, a parlare fu Francesco Bazzaro, responsabile per le sedi, tra cui quelle di Trieste e Pasian di Prato, che la cooperativa Aedis gestisce in regione. Nonostante il caso sia nelle mani della Squadra mobile della questura giuliana, Bazzaro affermò di aver riferito la ricostruzione dei fatti ai carabinieri, che però, contattati dai colleghi di Trieste Prima, sostennero di non avere evidenza del contatto. "Noi non c'entriamo nulla, questa è una comunità tranquilla, con criticità di nessun tipo. I ragazzi vanno a scuola". Nonostante le affermazioni, tempo fa la cooperativa aveva chiesto ed ottenuto lo spostamento in altre strutture di alcuni ospiti particolarmente problematici per non dire pericolosi. Fino a poche settimane fa all'interno della struttura di piazza Carlo Alberto 11 risiedevano dieci minori non accompagnati. Egiziani, bengalesi, anche due ragazzi di nazionalità pakistana. La versione di Aedis raccontava che tre ragazzi pakistani, inseguiti da altrettanti giovani stranieri (secondo gli investigatori si tratterebbe di afghani), avrebbero bussato alla porta della cooperativa per riuscire a sfuggire agli aggressori. Bazzaro sebbene non conoscesse il movente (futili motivi, forse, ma potrebbe esserci l'ombra di attività illecite, ipotesi al vaglio della questura), sostenne che "i tre ragazzi che erano entrati nella sede non risiedevano qui da noi". Evidentemente i tre maturarono l'idea di rifugiarsi all'interno dell'ex casa di riposo denominata "villa Azzurra". "Un nostro ragazzo, per dargli soccorso, ha aperto". Gli aggressori riuscirono ad introdursi nella struttura, ma i ragazzi residenti lì dentro fanno muro. "I nostri sono stati provocati - continuò il responsabile -, anche perché gli altri hanno invaso il loro spazio. Cosa dovevano fare, aspettare le bastonate?". La questione, alla fine, si consumò in strada, a pochi metri dalla comunità. Spuntarono due tre coltelli, alcuni bastoni, anche un taglierino. Poco prima la cooperativa Aedis era salita agli onori delle cronache regionali a causa dell'aut aut che il sindaco di Udine, Felice De Toni, aveva inviato ai vertici per quanto riguarda la struttura di viale XXIII marzo. Il primo cittadino aveva emanato un'ordinanza per la sua chiusura, ordinanza poi revocata dal Tar all'inizio di ottobre. Nella notte tra il 30 e il 31 dicembre 2022, nella comunità per minori gestita da Aedis a Pasian di Prato era scoppiato un violento rogo in cui era deceduto un diciassettenne albanese ospite della struttura. Ma torniamo ai giorni nostri. Non c’è stato alcuno “sfratto” per Aedis dalla struttura di accoglienza per minori stranieri non accompagnati di piazza Carlo Alberto, zona San Vito, di Trieste. È stata la cooperativa sociale stessa a decidere per la rinuncia volontaria come conclusione di una serie di ragionamenti e riflessione di ordine economico”. A comunicarlo è la cooperativa stessa che, in una nota ufficiale, chiarisce la propria posizione dopo che invece si è parlato di sfratto e di revoca dell’autorizzazione da parte del Comune. Ma cosa cambia se la revoca parte dal Comune di Trieste o dalla Cooperativa Aedis? Ciò che conta è quello che la ha causata, ossia la continua violenza importata da alcuni giovani delinquenti. Delinquenti che non indossano il burqa e non si recano a pregare in moschee ma trascorrono il tempo a spacciare droga e a aggredire le bande rivali. È inesistente l’ipotesi che sia pronto “l’iter di trasferimento per 12 ragazzi” dichiara il Presidente Michele Lisco tramite il suo portavoce/referente: "Non c’è nessun trasferimento dei ragazzi in atto, tanto più che il comune di Trieste potrebbe chiederlo solo per 3 ragazzi, che sono quelli a suo carico all’interno della struttura. Gli altri sono in carico ad altri Comuni". In merito alle problematiche di sicurezza Aedis ripete il solito copione: "Dare informazioni fuorvianti porta a un additamento da parte della comunità locale nei confronti di Aedis e in generale delle cooperative che si occupano di accoglienza: la recente rissa a cui si fa riferimento va inquadrata in un contesto di sicurezza pubblica più ampio e che coinvolge tutta la città. La nostra struttura di accoglienza, infatti, è presente in piazza Carlo Alberto dal 2018, non dallo scorso mese ed è la prima volta che fatti di questo tipo accadono in quello che è notoriamente un rione tranquillo". O forse sarebbe più corretto dire che notoriamente lo era. Analogo discorso vale per le altre cooperative che ospitano delinquenti vari identificati come presunti minori stranieri non accompagnati ma con casellari giudiziari impressionanti. Un'ospitalità che porta milioni di euro nelle casse delle cooperative che spesso si rivelano essere delle srl a gestione famigliare camuffate da onlus.