E' troppo facile organizzare uno stand sotto il sole in riva al mare e mettere l'insegna della Polizia Penitenziaria. Un gazebo con una gentile agente della penitenziaria che parla a dei bambini comodamente seduti su un tappetino. Infatti per la prima volta la polizia penitenziaria quest'anno è presente con uno stand alla Barcolana e organizza visite educative per i giovani delle scuole di Trieste. Ha incontrato gli studenti il dirigente aggiunto vice comandante Annamaria Peragine, che ha spiegato come, in gruppi eterogenei per etnia, cultura e grado d'istruzione, l'ambiente carcerario fosse già noto ad alcuni ragazzi: "alcuni studenti conoscevano molto bene l'ambiente che descrivevo, forse qualche loro parente era già in carcere, o comunque avevano esperienze indirette in merito. Avevano anche ben chiaro il concetto di comunità per minori di 14 anni, sapevano che chi va in comunità non va in carcere". "Il messaggio che vogliamo dare agli studenti - ha spiegato il vice comandante -, è che ad ogni azione corrisponde una reazione, anche penalmente rilevante. Rispettare regole di condotta è importante per vivere civilmente in una comunità, violare le regole commettendo reati può compromettere per sempre il proprio percorso di vita. In carcere tutto è sottoposto a controllo per cui bisogna riconoscere alla libertà il valore di bene della vita, che bisogna imparare ad apprezzare e difendere". Ci domandiamo se questo sia il modo corretto di comunicare o piuttosto si insegna la vendetta e che lo Stato ha sempre ragione? E' stato spiegato quante persone ogni anno in tutti i carceri del mondo vengono rinchiusi ingiustamente, rovinando loro la vita? Era opportuno parlare del carcere in modo generico senza aver prima verificato, visto il dubbio del dirigente penitenziario, se qualche bambino avesse un parente in carcere? Quanto alla trasparenza più che portare i gazebo in piazza, le amministrazioni carcerarie dovrebbero permettere alla libera stampa di accedere nelle strutture e poter verificare lo stato delle celle e degli ambienti comuni. Cosa che noi abbiamo richiesto (chi vuole può richiederci le mail inviate ai vari direttori) più volte alle amministrazioni carcerarie di Udine, Pordenone e Trieste sanza mai aver ricevuto alcuna autorizzazione. Il 3 maggio 2023 fummo allontanati dalle guardie carcerarie di via Spalato a Udine e ci fu negato di fotografare dal suolo pubblico esterno l'edificio carcerario, tanto che il giorno successivo la direttrice Tiziana Paolini ci scrisse intimandoci di non divulgare le foto scattate.