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"SENZA PAROLE": IL NUOVO MENSILE FRIULANO SBARCA A CODROIPO

L'INFORMAZIONE AMICA DI GALAN E ZAIA PROPEDEUTICA A BIO RIGASSIFICATORI, ACCIAIERIE E INFRASTRUTTURE

Visto da Udine il Veneto appare lontano. Anche se siamo confinanti, immersi fino al collo. Lontano perché non ci sono udinesi, tranne un potente signore di Buttrio, nella stanza dei bottoni. Lontano perché le decisioni e le manovre del potere, quello sostanziale, non quello formale, vengono prese altrove e sopra le nostre teste. La signora Maria è convinta che il potere abbia la faccia di quelli che vede in tv, del presidente o degli assessori regionali. Ma non è proprio così. Il sistema di potere che esiste in Veneto non è molto diverso da quello di Galan. Sono passati tredici anni da quando il corpulento capo veneto di Forza Italia non è più a Palazzo Balbi. E’ c’è anche stata la bufera giudiziaria che lo ha annientato politicamente. Ma il sistema regge ancora. Ed è tutto incentrato nel triangolo Venezia-Padova-Treviso. Poco importa se dal 2010 c’è Zaia alla guida della giunta regionale. La realtà è che possono cambiare i partiti, i governi regionali e le amministrazioni locali, ma il potere economico, capace di condizionare quello politico, rimane sempre quello. Questo è il sistema. Un sistema pervasivo che tende ad inglobare tutto, nel quale è centrale la figura di Enrico Marchi, nella foto, il finanziere noto per essere stato molto vicino a Galan, che è il padrone della Save, la holding che controlla, tra l’altro, la banca Finint e gli aeroporti di Venezia, Treviso e Verona. Un sistema che continua a muoversi per consolidarsi ulteriormente. Perché, allora, un imprenditore scaltro come Enrico Marchi si butta in un’avventura con elevate probabilità d’insuccesso economico? La notizia è nelle possibili risposte a questa domanda. A rendere ancora più intrigante la domanda è apprendere che importanti aziende e famiglie dell’imprenditoria nordestina – nessuna delle quali, tranne una, attiva nel campo dell’editoria e della cultura – salgono a bordo della barca di carta del presidente della Banca Finint, nonché di Save, Enrico Marchi: Alessandro Banzato (Acciaierie venete), Giampietro Benedetti (Danieli), Enrico Carraro (Carraro Group), Angelo Mandato (Bioman), famiglia Nalini (Carel Group), VideoMedia (Confindustria Vicenza), famiglia Canella (supermercati Alì), Federico De Stefani (Sit), Alberto Zanatta (Tecnica Group), famiglia Cattaruzza (Ocean Group), famiglia Samer (Samer Group). Da tempo si parlava dell’appetito del re della Marca trevigiana per le testate del Gruppo Gedi e del crescente disinteresse e disinvestimento di Gedi per i giornali locali, compresi quelli del Nordest. Gedi, va ricordato, è il primo gruppo di informazione quotidiana in Italia, è leader nella carta stampata e nel digitale con La Repubblica, La Stampa, giornali locali e diversi periodici. Del bocconiano Enrico Marchi non si sapeva di un interesse specifico per l’editoria e per la cultura. Come presidente di Save, è da tempo protagonista delle cronache locali e dell’informazione economico-finanziaria dacché la società aeroportuale, che gestisce il Marco Polo di Venezia, si è trasformata in un gruppo di servizi ai passeggeri nelle infrastrutture di mobilità, facendo diventare il Marco Polo uno dei tre aeroporti intercontinentali italiani, con piani di ulteriore sviluppo, che sono fonte di tensione e conflitti, non solo con il mondo ambientalista e con i sostenitori del comune buon senso, ma anche con circoli politici che, per ragioni di posizionamento e di potere, contrastano i disegni di Marchi. Tra questi il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, verso il quale ultimamente sono volate parole molto dure, da parte di Marchi, che neppure si sentono nelle sedute più accese del consiglio comunale a Ca’ Farsetti: "Non capisco come il sindaco di una città importante come Venezia possa dire così tante sciocchezze in così poche righe. Ci sono due possibilità: o è disinformato oppure è in malafede". Tema dello scontro gli effetti, secondo Marchi negativi, della tassa d’imbarco al Marco Polo, dopo la decisione di Ryanair di ridurre la propria attività allo scalo di Tessera in seguito all’annuncio da parte dell’amministrazione comunale di prevedere un aumento sulla tassa d’imbarco pari a 2,50 euro a passeggero. A cui sono seguite confuse obiezioni, volte a minimizzare la misura decisa, da parte del primo cittadino contro la compagnia aerea, e di riflesso contro Marchi. Solo un episodio eclatante? O l’inizio di un conflitto che ha come posta in palio la successione a Brugnaro? Che poi avverrà nello stesso periodo in cui anche il presidente della Regione Luca Zaia dovrà lasciare Palazzo Balbi. Sembra evidente che l’operazione di Marchi va inquadrata in uno scenario politico in movimento, in cui sembra disegnarsi un inedito paesaggio regionale e cittadino, molto diverso da quello attuale. Nel quale Marchi e i suoi compagni d’avventura non intendono fare da spettatori, ma far pesare fin da adesso i loro interessi, da tutelare e da espandere, a chi si candiderà alla guida del Veneto e alla guida di Venezia, a partire dal progetto di espansione dell’aereoporto veneziano e del Bosco dello Sport. Ora come possa essere esercitata un’influenza significativa da testate rispettate, ma in grande affanno e affaticamento, per anni di mancati investimenti, anche nell’online, e con organici spolpati e ipersfruttati è difficile capirlo; quel che invece appare certo è che con azionisti come Angelo Mandato, Gianpietro Benedetti e Enrico Marchi andremo in direzione opposta a quella segnata dall'agenda della transizione ecologica.

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