La cosa più raccapricciante è che politici come il consigliere regionale Andrea Cabibbo (FI) siano profumatamente pagato dai cittadini oltre 10mila euro/mese per dichiarare certe assurdità prive di rispetto per quanti sono intrappolati in un corpo che non concede una degna qualità di vita. Come può l'esponente forzista ritenere che una persona decida di porre fine alla sua vita per pura noia o sfizio personale? "L'obiettivo delle istituzioni sia curare le sofferenze, non eliminare il sofferente (vedi foto). Si tratta di una visione culturale e filosofica, prima ancora che politica: il nostro compito è tutelare, proteggere e sostenere la persona nel suo percorso di vita naturale e le famiglie che devono sostenere il peso delle difficoltà che le malattie comportano". Così, in una nota, Andrea Cabibbo, capogruppo di Forza Italia, nel puntualizzare che "rinviare la mozione delle minoranze sul cosiddetto suicidio assistito alla commissione Salute è una decisione corretta perché il tema deve essere approfondito adeguatamente". Secondo il forzista: "La nostra posizione è di ferma, piena e totale contrarietà rispetto a chi chiede di creare una corsia preferenziale verso una forma di suicidio autorizzato dallo Stato. Chi può arrogarsi il diritto di definire il concetto di vita dignitosa? Chi e come decide quali siano i confini della libertà individuale?". Chiude Cabibbo: "Il Friuli Venezia Giulia non diventi meta di un macabro turismo della morte ma, piuttosto, si adoperi per garantire il sostegno ai sofferenti e alla vita". Sono gravissime le parole di un politico, per di più avvocato, che quindi dovrebbe conoscere il significato delle parole, allorquando dichiara che "l'obiettivo delle istituzioni è curare le sofferenze e non eliminare il sofferente". Il sofferente ha un nome, un cognome, un volto, una storia famigliare e un'esperienza drammatica che si porta avanti da anni. Qui non si chiede di curare l'unghia incarnita dal podologo invece che sopprimere l'anziano che usa le scarpe troppo strette. Qui si parla di terribili malattie incurabili e dolorose, destinate, spesso, a rendere il paziente immobile, non autosufficiente e neppure in grado di parlare. Qui si parla di famigliari costretti dopo una vita accando al capezzale del proprio caro a domandarsi fino a quando si possa essere tanto egoisti da vietare al malato terminale di decidere del proprio futuro. Cabibbo riesce ad andare otre e dichiararsi contrario a "corsie preferenziali verso una norma di suicidio autorizzato dallo Stato"; le corsie preferenziali sono quelle che permettono i grandi affari immobiliari o la vincita degli appalti, non certo quelle che portano al suicidio. Infine, e per questo Il Corsaro della Sera avvierà una raccolta di firme per mandare a casa il consigliere regionale forzista, Cabibbo si arroga il diritto di paragonare l'autorizzazione al suicidio assistito ad una forma di "macabro turismo della morte".