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"SENZA PAROLE": IL NUOVO MENSILE FRIULANO SBARCA A CODROIPO

AMBIENTE E SANITA': EMERGONO DUBBI SULLA VERIDICITA' DI ALCUNI ATTI

La sensazione che si voleva dare ai cittadini è che tutto andasse bene al punto da legittimare ogni operazione in nome del progresso. Sono ormai mesi che la popolazione della bassa manifesta contro il progetto dell'acciaieria voluto da Benedetti e sostenuto da Sergio Emidio Bini e Magda Uliana ma nulla ancora è stato realmente archiviato. La sola novità è il cambio del direttore centrale dellle attività produttive, già fidato direttore di Confcommercio Pordenone. I Comitati ambientalistici sorti a San Giorgio di Nogaro sono stati messi a tacere con lettere temerarie così come avviene con quel pò di stampa libera che non pranza con la giunta regionale. Intanto un gruppo di principi del Foro assoldato dai big di Confindustria ha confuso le carte sui tavoli finendo a far indagare su quanti garantivano ad occhi chiusi la regolarità di ogni processo industriale sotto il punto di vista amministrativo e sanitario. Termovalorizzatori, discariche di rifiuti, centrali a biomasse, amianto, formaldeide, rifiuti ospedalieri, vernici, acque sotto esame. Le zone più ad alto rischio figurano essere Porcia, Osoppo e San Vito al tTgliamento.È tutto contenuto in un rapporto firmato dall'Arpa Friuli Venezia Giulia. Una fascia piuttosto consistente della pianura della nostra regione colorata di rosso in una mappa che anche intuitivamente non lascia spazio a dubbi. Si tratta di un’area nella quale l’acqua che scorre nelle falde sotterranee è classificata con uno stato chimico non buono. In provincia di Pordenone si va dalla Pedemontana al confine basso con il Veneto, mentre in provincia di Udine l’allarme si estende dal Medio Friuli fino alla laguna di Marano. Non bene nemmeno Trieste, segnata in rosso. Gli esperti dell’Arpa e dell’Azienda sanitaria del Friuli Occidentale assicurano che i livelli di inquinamento stanno lentamente diminuendo ma sono ancora presenti e monitorati. Si parte dalla provincia di Pordenone, cioè dal territorio che secondo la mappa dell’Arpa del Fvg è quello messo peggio. «E si tratta di una situazione figlia di un evento che definiamo come mega inquinante: quello dell’ex Infa di Aviano», spiega Lucio Bomben dell’Azienda sanitaria, dipartimento di prevenzione. Siamo nel 1987 e gli inquinanti in questione sono solventi clorurati. L’analisi dell’Arpa, commentata dagli esperti dell’ospedale di Pordenone, va oltre: non è solamente la zona di Aviano ad essere ancora oggi interessata dall’inquinamento generato dall’ex Infa, azienda oggi chiusa. Il sito è in fase di profonda bonifica, con l’aiuto anche dell’Università La Sapienza di Roma. Ma gli effetti si estendono fino al confine con il Veneto, dove si rintraccia ancora la traccia dei solventi clorurati legata all’ex Infa Industria Friulana Alluminio Spa." Lo stesso schema è seguito dai cosiddetti Pfas - specifica ancora Bomben - che sono in leggera diminuzione ma che allo stesso modo tendono a calare molto lentamente nelle falde sotterranee". Tornando all’ex Infa, nel 1993 ci fu l’archiviazione del procedimento penale perché gli autori del reato erano rimasti ignoti. A gestire l’ormai ex Infa, successivamente, sarebbe stata l’azienda Sarinox, protagonista di una battaglia legale tra Tar e Consiglio di Stato. Un’altra grande fascia rossa interessa il territorio udinese corrispondente a parte del Medio Friuli e che si estende anche fino ai margini della laguna. In questo caso i responsabili principali sono i cosiddetti metaboliti dell’atrazina. Prodotti utilizzati su larga scala in agricoltura fino ai primi anni Duemila e che ancora oggi fanno sentire i loro effetti sia sulla potabilità che sulla qualità in genere delle acque sotterranee della nostra regione. Si chiude con l’intera fascia triestina, colorata interamente di rosso, a dispetto dalle parole rassicuranti del sindaco Dipiazza. In Italia ci sono 700mila imprese che trasportano rifiuti e di queste 3.495 operano in Friuli Venezia Giulia, con circa 300 gli impianti di trattamento: la particolare posizione geografica di confine fa sì che la mole di rifiuti che transitano, soprattutto in uscita, sia di milioni di tonnellate, con interessi economici ingenti. A vigilare su questo movimento è il Nucleo Operativo per l'Attività di Vigilanza Ambientale (Noava) che dal primo settembre del 2022 è incardinato sotto la Direzione ambiente della Regione. Il bilancio dell'attività è stato illustrato oggi nella sede di Udine dal responsabile, Ispettore Claudio Freddi, alla presenza dell'assessore regionale alla Difesa dell'Ambiente Fabio Scoccimarro. Da inizio anno ad oggi sono state 18 le notizie di reato in materia di rifiuti, scarichi (anche di amianto) e 24 le sanzioni amministrative, dati in crescita rispetto allo stesso semestre dello scorso anno (le sanzioni erano state 8 nel periodo settembre-dicembre 2022). Il Noava ha compiuto vent'anni lo scorso anno. Già nel 2002 la Giunta regionale, ritenuta necessaria la creazione di una struttura con compiti specifici di vigilanza ambientale, aveva infatti disposto l'istituzione alle dipendenze del Servizio del Corpo Forestale regionale della Direzione regionale delle foreste, di una struttura stabile denominata Noava con sede a Pagnacco. Lo scorso anno, con la finalità di rendere più circolare la filiera di autorizzazione, vigilanza e controllo, è stata effettuata a monte una ristrutturazione a seguito della quale un gruppo, prima era incardinato nel Corpo forestale regionale, è stato spostato sotto la Direzione Ambiente: ciò ha reso possibile - ha spiegato il direttore centrale Massimo Canali - formare un nucleo molto specializzato a supporto di tutte le altre strutture regionali e non solo, di raccordo con Agenzia regionale per l'ambiente. Grazie all'elevato grado di specializzazione dei suoi componenti, il Noava opera anche interventi di polizia giudiziaria a supporto e in collaborazione con altre Forze di polizia e su delega dell'autorità giudiziaria. Attraverso accertamenti presso impianti di recupero e smaltimento nonché presso impianti industriali, il reparto ha svolto centinaia di attività di controllo nel settore della gestione dei rifiuti, rivolgendo l'attenzione delle verifiche anche alle emissioni in atmosfera e ai processi di depurazione delle acque. Particolare attenzione è stata rivolta al controllo su strada dei veicoli per il trasporto dei rifiuti, con riguardo ai trasporti destinati all'estero stante il notevole traffico transfrontaliero che si rileva sulla rete viaria regionale. Sono stati, inoltre, svolti accertamenti presso aziende di allevamento di animali per verificare il rispetto delle norme sulla gestione degli effluenti prodotti, svolgendo anche accertamenti sul rispetto delle norme in materia di utilizzo di fanghi da depurazione in agricoltura. Anche presso i cantieri edili sono stati svolti controlli per la verifica del rispetto delle norme in materia di gestione delle terre e rocce da scavo e sulla presenza di coperture in amianto per verificarne la condizione di degrado e pericolosità. Scatoloni di documenti ammassati presso la Guardia di Finanza del Friuli Occidentale.

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