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"SENZA PAROLE": IL NUOVO MENSILE FRIULANO SBARCA A CODROIPO

GLI INDUSTRIALI VENETI TRASFORMANO MESSAGGERO E PICCOLO IN INSERTI ECONOMICI: FRIULI TERRA DI SCOVAZZE E MORTI BIANCHE

Laureato in economia aziendale alla Bocconi di Milano, ha iniziato la sua attività nel 1980 fondando la Finanziaria Internazionale, diventata una holding di partecipazioni in tre aree di attività: servizi finanziari (Banca Finint), infrastrutture (Save) e-business process outsourcing (Finint Bpo). Oggi Banca Finint, di cui Fabio Innocenzi è ceo (Giovanni Perissinotto, ex Generali, vicepresidente), è una delle realtà principali sul mercato delle cartolarizzazioni, avendo organizzato operazioni per quasi 80 miliardi di euro e gestendo altre iniziative per un importo complessivo di 320 miliardi. Il gruppo amministra circa 10 miliardi di attivi e occupa oltre 550 persone, più 200 consulenti finanziari. Finint, tramite l’11,9% di Ferak, ha quote anche nelle Generali (l’1,38%). Dal 2000 Marchi è il numero uno di Save, società che da semplice gestore dell'aereoporto Marco Polo di Venezia si è trasformata in un importante gruppo di servivi nelle infrastrutture di mobilità. Amministra il terzo sistema aeroportuale del Paese. Dal 2014, con l'acquisizione del 40% della società Catullo, grestisce l'intero polo del Nord-Est, comprensivo degli aereoporti di Treviso, Verona e Brescia. Oltre che dalle compagnie navali i destini del Venezia Terminal Passeggeri (Vtp), di cui l’imprenditore è azionista con oltre il 22%, dipendono anche da Roma. I decreti ministeriali hanno modificato le condizioni concessorie e, a parità di tariffe, ridotto i traffici delle grandi crociere nel bacino di San Marco passati da 1,5 milioni di passeggeri annui a 200mila. Così per fare lobby, Marchi ha preso come consulente il bellunese Federico D’Incà, ex ministro M5s. Quello dell’ex politico grillino è solo l’ultimo nome arruolato dalla galassia veneta. Da non sottovalutare anche l’arrivo di Franco Bernabè che guiderà la neonata Finint Infrastrutture sgr. Da attore primario dell’area, Marchi si candida dunque a diventare il regista economico del sistema Nordest per portare il Triveneto a contare maggiormente sul palcoscenico nazionale. Non è un caso se oggi il suo soprannome sia lo stesso del suo vecchio amico Giancarlo Galan: Doge. Adesso è arrivata l’ora dei giornali. L’arrivo a Conegliano di Paolo Possamai, ex direttore generale dei giornali veneti di Finegil e di Gnn, come capo delle relazioni esterne e istituzionali ha assecondato la sua passione. Il presidente di Finint ha organizzato un club deal da circa 35 milioni di euro per rilevare da Gedi, controllata di Exor, sei quotidiani locali (Il Mattino di Padova, La Nuova Venezia, La Tribuna di Treviso, il Corriere delle Alpi, Il Messaggero Veneto di Udine e Il Piccolo di Trieste, più l’inserto Economico Nordest Economia). Ha imbarcato nell’iniziativa con quote paritetiche sei nomi importanti dell’imprenditoria veneta. Banca Finint è promotore e sottoscrittore di una newco costituita appositamente per acquistare le sette testate. Della società, per ora, fanno parte Alessandro Banzato (Acciaierie Venete), Enrico Carraro (gruppo Carraro), Federico De’ Stefani (Sit Group), le famiglie Nalini (Carel) e Zanatta (Tecnica Group), Videomedia (società attiva nel campo televisivo con TvA e TeleChiara). Quest’ultima è controllata dagli industriali vicentini, presenti anche in Athesis, editrice sia del quotidiano vicentino che di quello veronese, nonché di Tele Arena. Ad oggi, perchè rifiutati al tavolo del Doge o perchè non interessati a rappresentare una goccia nel mare di Marchi, nessun imprenditore del Friuli Venezia è entrato direttamente nella cordata. Va anche detto che oggi di grossi imprenditori sani e interessati all'editoria ve ne sono molto pochi; molti di questi sono stati acquistati da Fondi Internazionali, altri sono finiti o rischiano di finire intrappolati nelle maglie della giustizia italiana. La proprietà di sei testate con quasi 70mila copie giornaliere, cartacee più digitali, è un primo passo di un progetto più ampio: costruire un gruppo multimediale che edita anche radio, tv e agenzia di stampa, con testa e cuore nel Nordest. Con magari qualche offensiva in Lombardia come la Provincia Pavese o la Gazzetta di Mantova. A questo punto per molti appare evidente che Marchi voglia emulare l'inimitabile Silvio Berlusconi e volere usare i giornali per far politica. Da alcune settimane a questa parte gira con insistenza la voce di un suo irrefrenabile desiderio di sostituire Luca Zaia come candidato governtore del centrodestra. Certamente un vice premier con delega alle infrastrutture leghista e un potente imprenditore del settore avrebbero molto di cui parlare. Ipotesi, tuttavia, già smentita dallo stesso imprenditore. Certo qualsiasi industriale ha rapporti con il mondo politico. Marchi è stato vicino a Giancarlo Galan e tutti conoscono la forte amicizia con Luca Zaia, presidente della Regione Veneto e con Massimiliano Fedriga, appena rieletto al vertice del Friuli-Venezia Giulia. Il suo slogan è semplice: “Il Nordest vuole contare”. Una ricetta che può portare lontano. Specialmente in Confindustria dove ha già fatto rumore la creazione di Centro Veneto, cioè una realtà associativa unica fra Padova, Treviso, Rovigo e Venezia mentre è già sul tavolo l’integrazione con la friulana Alto Adriatico di Michelangelo Agrusti. Sembre più isolata la provincia la cui Confindustria è guidata da Gianpietro Benedetti mentre la politica economica è seguita dall'assessore regionale alle attività produttive Sergio Emidio Bini, azionista al 40% della Euro&Promos Spa (società che secondo i rumors non sarebbe stata gradita nella compagine editoriale di Marchi). Importantissimo in questa vicenda il ruolo del fidatissimo Paolo Possamai, padre del giovane sindaco Pd di Vicenza, che inizialmente sembrava destinato a ricoprire il ruolo di amministratore delegato mentre adesso viene dato per prossimo direttore unico delle testate. Per quanto concerne il futuro dei direttori del gruppo Repubblica verrà lasciata a loro la scelta se restare con l'attuale gruppo ma lasciando il Friuli Venezia Giulia o imbarcarsi con Marchi accettando un ridimensionamento professionale. Insomma il destino delle due storiche testate della Regione Fvg pare essere quello di diventare degli importanti inserti economici filogovernativi a guida Veneta. Tutto perfetto, ma resta un quesito: per quale ragione i friulani dovreebbero continuare a comprare il quotidiano locale?

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