Non occorre scomodare grandi nomi della politica regionale, come Giorgio Santuz, Ferruccio Saro, Gianfranco Moretton, Renzo Travanut, Giovanni Collino, Renzo Tondo, Manlio Contento o Roberto Antonione, per avere conferma che un sindaco in carica, durante il suo primo mandato, non viene mai messo in discussione fino al suo ultimo giorno di governo della città. Men meno che meno, la sua autorevolezza e longevità politica viene minata dal fuoco amico. Come mai, allora, un politico capace ed esperto, come il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga (Lega) ha già avuto modo di esprimere il suo apprezzamento in merito ad un'eventuale candidatura a Udine nel 2023 di Anna Mareschi in quota centrodestra? Semplice cortesia di protocollo? Dubitiamo, tenendo conto che a benedire una possibile candidatura della Mareschi sono stati anche il vice governatore e leader di Forza Italia, Ricardo Riccardi e l'assessore regionale all'industria e coordinatore di Progetto Fvg, Sergio Emidio Bini. La notizia è apparsa più volte sul Messaggero Veneto a firma di Mattia Pertoldi, figlio di Eddi Pertoldi, sindaco di Lestizza vicinissimo a Riccardi. Il capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale e assessore al sociale, Giovanni Barillari, ha invece espresso il desiderio di una candidatura a primo cittadino di Silvio Brusaferro, attuale presidente dell'Istituto Superiore della Sanità, assiduo frequentatore della Parrocchia del Carmine. Ma è lo stesso Fontanini, sulla stessa stampa locale a non aver escluso un ripiego nel 2023 in Senato o alla guida della EDR di Udine. Gli atti, in politica, non sono mai casuali e ogni cosa ha un suo nome: Fontanini, di fatto, è stato sfiduciato oltre che dai cittadini udinesi, insoddisfatti dell'operato della sua giunta, anche dai vertici regionali del centrodestra che hanno capito che nel 2023 sarebbe un candidato perdente fin dalla partenza. Inimmaginabile, quindi, individuare un altro candidato sindaco in quota centrodestra, arrivando contemporaneamente a fine mandato con Fontanini e la sua giunta. Pochi giorni di campagna elettorale non sarebbero mai sufficienti a prendere le distanze da cinque anni di cattiva politica e mediocre amministrazione della stessa coalizione. La signora Viviana Roiatti (vedi foto), moglie e consigliere principe del sindaco Pietro Fontanini, lo convinca a dimettersi e consentire al centrodestra di riorganizzarsi in modo credibile. Un voto anticipato, avrebbe il vantaggio di cogliere impreparato anche il centrosinistra che si sente tanto sicuro ma, in realtà, ancora alle prese con una vera e propria faida interna per il proprio candidato sindaco. Se i dirigenti del Pd locale, infatti, spingono sul nome di Alessandro Venanzi, buona parte dei dirigenti regionali dello stesso partito e gli alleati delle componenti civiche sanno perfettamente che Venanzi è privo del physique du rôle del candidato. Sul tavolo del toto nomi ci sono poi quello di Furio Honsell, che vede altrimenti terminata la sua carriera politica in Regione, quello dell'ex rettore Alberto Felice De Toni, già da tre anni con le scarpe appese al chiodo e quello della dott.ssa Simona Liguori, invisa ai democratici.