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IL CORSARO DELLA SERA, IL 19 APRILE: INCHIESTE DA PELLE D'OCA

DOPO LO SCANDALO DI MEDIOCREDITO FVG SCOPPIA LA GRANA DELLA REGISTRAZIONE

Spesso arroganza e senso di onnipotenza rischiano di far perdere la razionalità a certi esponenti di spicco della classe politica o imprenditoriale. Così capita che si inizi con l'impartire ordini a chi si ritiene inferiore e a comprare i più accondiscendenti della stampa di regime. Il passo successivo è quello della querela, noto in giurisprudenza come lite temeraraia. Il Guardian ha parlato di “oltraggiosa prepotenza” e di come le leggi italiane sulla diffamazione vengano usate “per intimidire e mettere a tacere le voci scomode”. Il tipo di azione legale di cui parla il Guardian non è considerato un problema solo in Italia ed è chiamato internazionalmente con un nome specifico: ‘Slapp’, acronimo di Strategic lawsuit against public participation, cioè “causa strategica contro la partecipazione pubblica”. Le Slapp sono cause legali in cui è palese una grossa sproporzione di potere tra la persona o organizzazione che fa causa e chi viene accusato: il loro obiettivo non è necessariamente vincere il processo, ma comunque intimidire – anche soltanto attraverso i molti oneri ed effetti dello svolgimento di un processo – la persona accusata e scoraggiarne il lavoro, togliendole tempo, soldi e iniziativa. Approfittando anche dello scarso senso comune della presunzione di innocenza, che fa sì che chiunque si trovi sotto accusa venga messo in una posizione di debolezza e rischio. La maggior parte delle volte l’accusa è di diffamazione, ed è rivolta quasi sempre a giornalisti, blogger o attivisti che abbiano scritto o detto in pubblico qualcosa che qualcuno sostiene essere diffamante nei suoi confronti. Le conseguenze possono essere sia penali – quando le Slapp vengono presentate in forma di querele – sia civili, quando viene chiesto un risarcimento per danni. E anche quando vince, è rarissimo che gli vengano rimborsate le spese processuali: solitamente infatti il giornalista viene dichiarato non punibile perché gli viene riconosciuto il diritto di cronaca e di critica garantito dalla Costituzione, quindi perché quello che ha scritto “non costituisce reato”. Per il rimborso delle spese però bisognerebbe dimostrare che “il fatto non sussiste”, secondo il linguaggio giuridico, cioè che non sia avvenuta alcuna diffamazione: quest’ultima è però un concetto molto soggettivo, e per un giudice è difficile stabilire che una persona non si sia sentita realmente diffamata, quando ha presentato la querela. Ma è capitato che un importante politico regionale sia andato ben oltre e approfittando del suo status, alla presenza di un altro "potente", ci abbia intimato di limitare le inchieste giornalistiche del Corsaro della Sera o, in caso contrario, avrebbe provveduto non solo a continuare a non farci arrivare nessun finanziamento pubblico (la stampa locale pubblica paginate di redazionali pagate da Arpa Fvg, Promoturismo Fvg, Io Sono Friuli Venezia Giulia, Ersa Fvg, Autovie Venete Spa) ma addirittura a intervenire con i singoli imprenditori per non far pubblicare pubblicità private su "giornali invisi alla maggioranza regionale"... e così è avvenuto. Il file della registrazione della vergognosa minaccia è stato duplicato e consegnato ad uno studio legale. L'onore e la dignità di un Corsaro non ha prezzo e il mare non sarà mai sufficientemente grosso per far abbassare le vele.

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